Recensione: Non buttiamoci giù di Nick Hornby

Pubblicato nel 2005, Non buttiamoci giù (A Long Way Down nel titolo originale) è uno dei romanzi più celebri di Nick Hornby, autore britannico conosciuto per capolavori come Alta fedeltà e About a Boy. Con il suo stile brillante e ironico, Hornby affronta un tema delicatissimo, il suicidio, trasformandolo in una commedia amara e profondamente umana, dove la disperazione convive con la speranza, e l’umorismo diventa una forma di salvezza.

La notte di Capodanno, in cima a un grattacielo di Londra soprannominato “La casa dei suicidi”, quattro sconosciuti si incontrano per caso. Tutti con un solo obiettivo: farla finita. Ma quella che doveva essere la fine diventa invece l’inizio di qualcosa di completamente inaspettato.

I protagonisti: quattro vite sull’orlo del precipizio

Hornby costruisce il suo romanzo attorno a quattro personaggi diversissimi tra loro, ognuno narratore di una parte della storia, ognuno portatore di una voce autentica e riconoscibile.

  • Martin Sharp è un ex conduttore televisivo caduto in disgrazia dopo una relazione con una minorenne. Ha perso lavoro, reputazione e famiglia. Crede che buttarsi giù sia l’unica decisione logica che gli resti.
  • Maureen, donna di mezza età, ha dedicato tutta la sua vita al figlio disabile, rinunciando a tutto il resto. Vive nella solitudine più assoluta e non vede più alcuna prospettiva di felicità.
  • Jess è una diciottenne ribelle, sfrontata e caotica. È figlia di un politico importante, ma la sua vita è un vortice di rabbia e confusione. Vuole buttarsi perché il ragazzo che ama l’ha lasciata.
  • JJ, musicista americano, è stato lasciato dalla sua ragazza e ha visto naufragare il suo sogno artistico. Sente di non avere più nulla per cui valga la pena vivere.

Insieme, formano un gruppo improbabile e sgangherato, legato solo dall’intenzione di morire. Eppure, proprio quella notte, mentre si alternano confessioni, insulti e momenti surreali, decidono di rimandare il suicidio fino al 14 febbraio. Un piccolo patto per dare ancora un po’ di tempo alla vita.

Un romanzo corale dal tono irresistibilmente ironico

La forza di Non buttiamoci giù sta nella sua scrittura corale, dove ogni personaggio racconta con voce propria, creando un mosaico di punti di vista. Hornby non giudica mai, ma osserva, con la consueta ironia tagliente, la fragilità umana.

Il tema del suicidio, pur centrale, non viene mai trattato in modo tragico o patetico. Hornby usa l’umorismo come lente attraverso cui guardare la sofferenza, e nel farlo riesce a dire molto più di tanti romanzi “seri”.
Dietro le battute pungenti e le situazioni grottesche, emergono riflessioni autentiche sulla solitudine, la depressione e la mancanza di senso che spesso accompagna la vita moderna.

Il risultato è un racconto allo stesso tempo leggero e profondo, che ti fa sorridere e pensare, spesso nella stessa pagina.

Il significato profondo di Non buttiamoci giù

Il titolo stesso, Non buttiamoci giù, racchiude il cuore del romanzo. Non si tratta solo di non saltare fisicamente dal palazzo, ma anche di non lasciarsi abbattere dalla vita, di non mollare, di restare in piedi nonostante tutto.

Nick Hornby, con la sua prosa fluida e ironica, ci mostra che la redenzione può nascere anche nei momenti più assurdi. I quattro protagonisti non si salvano grazie a un miracolo o a un lieto fine hollywoodiano, ma perché scoprono qualcosa di semplice e umano: il potere del contatto, dell’empatia, della condivisione.

La vita non migliora magicamente per nessuno di loro, ma comincia a cambiare nel momento in cui smettono di pensarsi soli.
Come osserva Hornby stesso in un’intervista: “Quando sei sul punto di buttarti giù, non serve qualcuno che ti dica che la vita è bella. Ti serve qualcuno che resti con te a guardare il vuoto.”

Lo stile di Nick Hornby: ironia, ritmo e verità

Uno dei tratti distintivi di Hornby è la sua capacità di parlare di temi seri con leggerezza e umanità.
Il suo linguaggio è semplice ma preciso, pieno di ritmo e di frasi che restano impresse. Ogni dialogo è realistico, ogni personaggio parla come una persona vera, con difetti, tic e contraddizioni.

recensione non buttiamoci giu

Non ci sono eroi o figure idealizzate in Non buttiamoci giù, ma solo esseri umani comuni, fallibili, e per questo incredibilmente reali. È la stessa formula che ha reso Hornby il “portavoce di una generazione”, come scrivono The Guardian e The Sunday Times.

Il romanzo riesce a essere divertente e toccante allo stesso tempo, un equilibrio difficile da raggiungere ma che Hornby padroneggia con maestria.

Un racconto di rinascita e di comunità

L’aspetto forse più bello del libro è la trasformazione del gruppo. Quattro persone che non avevano nulla in comune trovano, paradossalmente, una ragione per continuare a vivere proprio nella loro unione. Laddove il mondo li aveva ignorati o giudicati, scoprono l’importanza di essere visti, ascoltati e capiti.

L’evoluzione di Martin, Maureen, Jess e JJ non è lineare, ma fatta di cadute, equivoci e piccoli progressi. Hornby ci ricorda che ricominciare non significa cancellare il passato, ma imparare a conviverci.

Alla fine, la vita non diventa perfetta, ma basta un legame, una risata, una conversazione per cambiare prospettiva.

Conclusioni: perché leggere Non buttiamoci giù

Non buttiamoci giù è un romanzo spassoso, vero e profondo, come l’ha definito lo scrittore Roddy Doyle.
È una storia che parla di suicidio, ma anche di speranza, di quanto sia difficile vivere e, allo stesso tempo, di quanto sia difficile smettere di farlo.

Hornby firma un libro ironico, umano e commovente, che riesce a far sorridere anche mentre racconta la disperazione.
Un romanzo che insegna, senza prediche, che forse non serve trovare un grande motivo per vivere, ma basta non buttarci giù oggi, per vedere cosa succede domani.

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