Auschwitz. Ero il numero 220543 è una testimonianza unica sull’Olocausto scritta da Denis Avey, con la collaborazione di Rob Broomby. Questo libro si distingue dagli altri racconti sui campi di concentramento per un punto di vista inedito: quello di un soldato inglese, prigioniero di guerra, che decide volontariamente di immergersi nell’orrore del lager di Auschwitz per comprendere le condizioni degli altri prigionieri.
Pubblicato a livello internazionale come un grande successo, il libro racconta una storia vera, scioccante e commovente, che offre ai lettori una prospettiva diversa sulla Seconda Guerra Mondiale e sull’Olocausto.
La vita di Denis Avey prima di Auschwitz
Denis Avey non era un semplice cittadino, ma un soldato inglese arruolatosi nel 1939. La sua carriera militare inizia in Egitto, dove combatte contro le truppe italiane di Mussolini. Coerente con la prospettiva del tempo, Avey descrive le difficoltà della vita nel deserto: fame, sete, malattie e condizioni igieniche precarie.
Durante una battaglia, il carro armato in cui si trova viene colpito da una bomba tedesca e Avey viene fatto prigioniero. Dopo essere stato curato in ospedale, viene trasferito in Italia tramite nave, ma un attacco lo costringe a salvarsi miracolosamente, approdando come naufrago in Grecia.

Il suo peregrinare continua: catturato dai soldati italiani, viene trasferito in Puglia e costretto a vivere in un campo di prigionia, dove sperimenta per la prima volta fame e privazioni. Questo periodo segna l’inizio del suo percorso che lo porterà, infine, a Auschwitz, dove riceve il numero di prigioniero 220543.
L’esperienza ad Auschwitz: un punto di vista unico
Diversamente da altri libri sui campi di concentramento, la narrazione di Avey non si concentra sulla brutalità quotidiana subita da tutti i prigionieri. Essendo un prigioniero militare inglese, Denis gode di condizioni relativamente migliori rispetto agli ebrei e ai prigionieri russi. Il campo è infatti diviso, e la sua sezione non subisce la stessa brutalità.
La parte centrale del libro racconta l’evento più straordinario della sua vita: lo scambio volontario di identità con un prigioniero ebreo olandese di nome Hans. Per un giorno, Avey indossa la divisa a righe di Hans per vivere in prima persona l’orrore e le condizioni disumane a cui gli altri prigionieri erano sottoposti. Questa esperienza lo segna profondamente e rappresenta il cuore emotivo e morale della testimonianza.
La narrazione del libro
Il libro combina due stili: la narrazione in terza persona della vicenda di Avey e le sue riflessioni personali. La storia si concentra non solo sulla permanenza ad Auschwitz, ma anche sui trasferimenti precedenti, la marcia dei prigionieri verso la salvezza e l’arrivo dei russi. La liberazione finale, per mano degli americani, chiude il racconto con un senso di sollievo e speranza dopo anni di sofferenza.
Questa struttura narrativa rende il libro accessibile e avvincente, pur trattando un tema complesso e doloroso come l’Olocausto. Nonostante l’assenza di descrizioni cruente della brutalità quotidiana, il racconto mantiene una tensione emotiva elevata, grazie alla scelta di Avey di confrontarsi direttamente con l’inferno del lager.
Temi principali di Auschwitz. Ero il numero 220543
- Il coraggio e la curiosità morale: Denis Avey decide volontariamente di entrare in contatto con la realtà dei prigionieri ebrei, affrontando un rischio enorme. Questo gesto dimostra un coraggio straordinario e una profonda umanità.
- La testimonianza storica: Il libro fornisce uno sguardo unico sulla vita nei campi di concentramento, concentrandosi sull’esperienza di un prigioniero militare inglese.
- La resilienza e la sopravvivenza: La storia di Avey mostra come la forza d’animo, l’adattamento e la determinazione siano cruciali per sopravvivere in circostanze estreme.
- L’orrore dell’Olocausto: Anche senza descrivere la violenza quotidiana subita dagli ebrei, il libro comunica la gravità della situazione attraverso l’esperienza dello scambio di identità e la consapevolezza di cosa comportava vivere nel lager.
Perché leggere Auschwitz. Ero il numero 220543
Questo libro è adatto a chi desidera comprendere l’Olocausto da una prospettiva inedita, diversa dalle testimonianze di prigionieri ebrei o civili. Offre una lettura che unisce storia militare, avventura personale e riflessione morale, permettendo di esplorare:
- La realtà dei campi di concentramento dall’interno, senza sensazionalismo.
- La resilienza e il coraggio di un individuo di fronte a una situazione estrema.
- La forza della testimonianza come strumento per preservare la memoria storica.
Denis Avey, con la sua scelta di vivere per un giorno nei panni di un prigioniero ebreo, permette al lettore di comprendere la complessità e la profondità dell’Olocausto da un punto di vista che pochi libri hanno osato esplorare.
Conclusioni: una testimonianza unica e commovente
Auschwitz. Ero il numero 220543 non è solo un racconto storico, ma una storia di coraggio, umanità e determinazione. Denis Avey ci mostra che la storia può essere raccontata in modi diversi, offrendo una prospettiva unica sull’Olocausto.
Il libro commuove e ispira, lasciando una testimonianza duratura sull’importanza di comprendere la storia e di preservare la memoria delle atrocità del passato. La vicenda di Avey ha il valore aggiunto di raccontare una storia vera, che ha coinvolto milioni di lettori e continua a essere un bestseller internazionale, grazie alla forza della sua esperienza e alla capacità di comunicare un messaggio universale: la resilienza dell’uomo di fronte all’orrore più totale.
In conclusione, questa lettura è consigliata a chi vuole comprendere la Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto e la straordinaria forza di chi ha saputo affrontare l’inimmaginabile, testimoniando per le generazioni future
