Tra le figure femminili più enigmatiche e affascinanti della storia, Giovanna d’Arco o Jeanne d’Arc, come è conosciuta in Francia occupa un posto speciale. Guerriera, santa, eretica, martire, eroina nazionale: il suo mito ha attraversato i secoli, alimentando dibattiti, studi e leggende. Marta Morazzoni, con Il fuoco di Jeanne, pubblicato da Guanda, esplora con sensibilità e profondità la vita e il mistero di questa giovane donna che osò sfidare il potere, la logica e la storia.
L’autrice, già nota per il suo stile elegante e riflessivo, sceglie di affrontare la vicenda di Giovanna non solo come biografia storica, ma come ricerca dell’identità. Chi era davvero la “Pulzella d’Orléans”? Una contadina ispirata dalla fede o una pedina nelle mani dei potenti? Una visionaria o una santa?
La figura leggendaria di Jeanne d’Arc
Giovanna d’Arco nacque nel XV secolo, in un periodo dominato dalla Guerra dei Cent’anni, che opponeva la Francia e l’Inghilterra per il controllo del trono francese. La tradizione vuole che fosse una giovane pastorella di Domremy, analfabeta e povera, che affermava di aver ricevuto la chiamata divina da San Michele, Santa Caterina e Santa Margherita.
La missione che Dio le avrebbe affidato era chiara: aiutare il Delfino Carlo di Valois a conquistare il trono di Francia. Contro ogni previsione, la ragazza ottenne udienza presso la corte di Chinon e riuscì a convincere il futuro re della sincerità delle sue visioni.

Guidando l’esercito francese, Jeanne ottenne vittorie decisive, tra cui la liberazione di Orléans, uno dei momenti simbolici più importanti della storia francese. Tuttavia, la sua parabola fu breve: catturata dagli inglesi, fu accusata di eresia e stregoneria e condannata al rogo nel 1431, a soli diciannove anni.
Un mito che non smette di bruciare
Marta Morazzoni parte proprio da qui dal confine tra storia e leggenda per indagare cosa ci sia di vero nella narrazione tradizionale. Fin dai giorni successivi alla sua morte, Giovanna d’Arco è stata oggetto di una fitta rete di miti, dicerie e interpretazioni.
C’è chi la vede come una semplice contadina mossa dalla fede, chi come una nobile nascosta, addestrata per ragioni politiche. Alcuni studiosi hanno persino ipotizzato che non sia mai morta sul rogo, ma che sia sopravvissuta, rifugiandosi sotto un’altra identità.
Il libro si interroga su queste domande senza pretendere di dare risposte definitive, ma spingendo il lettore a riflettere sulla natura stessa del mito. La Morazzoni non costruisce un saggio, bensì un romanzo di ricerca, che unisce la narrazione storica all’indagine spirituale.
Tra fede, mistero e storia
Una delle domande centrali che attraversa Il fuoco di Jeanne è: com’è possibile che una ragazza così giovane, povera e senza istruzione abbia potuto cambiare le sorti di un regno?
La risposta, suggerisce l’autrice, non sta solo nella fede, ma anche nella forza dell’immaginazione, nella potenza delle convinzioni interiori e nel carisma personale. Giovanna era una figura fuori dal tempo: un’adolescente capace di parlare ai re e di farsi seguire dagli eserciti, guidata da un ideale che andava oltre la comprensione del suo tempo.
Morazzoni indaga anche il lato umano di Jeanne. Dietro la figura mitica della “Pulzella d’Orléans” si nasconde una ragazza fragile, esposta alle manipolazioni politiche e religiose. La Chiesa, che in seguito la dichiarerà santa, la condannò allora come eretica, preoccupata più di proteggere il proprio potere che di comprendere la sua fede.
La leggenda del cuore intatto
Uno degli episodi più suggestivi che l’autrice esplora è la leggenda secondo cui, dopo il rogo, il cuore di Giovanna sarebbe rimasto intatto tra le ceneri. Un segno di santità per alcuni, una suggestione per altri.
Questa immagine potente diventa un simbolo dell’intera opera: il cuore come fuoco che non si spegne, come residuo di un’umanità che resiste alla distruzione. È anche il simbolo del mito che continua a vivere nonostante i secoli, testimone di una passione che non conosce tempo.
Morazzoni affronta queste leggende con equilibrio, senza cadere nel sensazionalismo. Ogni ipotesi è trattata come una possibilità, come un tassello di un mosaico più ampio che ancora oggi non è stato del tutto composto.
Jeanne: santa, guerriera o pedina?
Nel corso del romanzo emergono le molteplici identità di Giovanna.
Era davvero una messaggera di Dio, o solo uno strumento del potere politico che voleva legittimare Carlo di Valois?
Era una guerriera consapevole, o una ragazza manipolata e sacrificata per ragioni di stato?
Morazzoni non dà risposte definitive, ma ricostruisce con maestria il contesto storico e morale del tempo. La guerra dei Cent’anni, con le sue alleanze mutevoli e i suoi giochi di potere, fa da sfondo a un dramma umano e spirituale.
In questo intreccio di realtà e mito, Jeanne diventa un archetipo femminile universale: la donna che osa, che crede, che si ribella, ma che finisce travolta dalle fiamme del potere maschile e religioso.
Un viaggio tra le città e la memoria
Dalla corte di Chinon all’esilio di Jaulny, dalla Loira luminosa alla cupa Rouen dove si consumò la tragedia, il libro segue i luoghi simbolici della vita di Jeanne, restituendone l’atmosfera viva e inquieta.
Morazzoni accompagna il lettore in un percorso geografico e interiore, dove ogni luogo diventa specchio della trasformazione del personaggio. La scrittura è elegante, precisa, evocativa: la storia non è mai sterile cronaca, ma un continuo dialogo tra passato e presente.
Il fuoco come metafora
Il titolo Il fuoco di Jeanne racchiude una duplice valenza: è il fuoco fisico del rogo, ma anche il fuoco spirituale della passione e della fede.
Il fuoco è distruzione e insieme purificazione; rappresenta la violenza degli uomini ma anche la forza divina. È la fiamma che consuma e quella che illumina.
Morazzoni riesce a trasformare questa immagine in una metafora potente della vita di Jeanne: una fanciulla che arde di convinzione e che viene infine distrutta dal medesimo fuoco che l’ha resa immortale.
Lo stile di Marta Morazzoni
La prosa di Marta Morazzoni è sobria, elegante, a tratti lirica. Ogni frase è calibrata, ogni riflessione scava nel profondo. Non c’è eccesso di retorica, ma una costante tensione tra analisi storica e introspezione psicologica.
L’autrice riesce a fondere la precisione del racconto documentato con l’intensità del romanzo, offrendo al lettore una narrazione colta ma accessibile. È un libro che si legge con lentezza, gustando ogni pagina, come si farebbe con una lunga meditazione sul senso della fede, del destino e del coraggio.
Un ritratto moderno di un mito eterno
Il fuoco di Jeanne non è solo un libro storico, ma anche una riflessione contemporanea sul potere e sull’identità femminile. Jeanne d’Arco, spogliata dalla sua aurea di leggenda, emerge come una donna reale, con paure e desideri, con una voce che attraversa i secoli per parlare anche al presente.
Marta Morazzoni restituisce a Jeanne la sua umanità perduta, sottraendola all’immagine stereotipata della martire o dell’eroina. La trasforma in una figura complessa, moderna, che ancora oggi ci interroga sul coraggio di seguire la propria voce interiore anche quando tutto il mondo la condanna.
Conclusione
Con Il fuoco di Jeanne, Marta Morazzoni ci regala un romanzo intenso, raffinato e profondo. Lontano dagli stereotipi e dalle semplificazioni, il libro invita a riscoprire la vera Jeanne d’Arco: non solo la santa o la guerriera, ma la donna che arde di fede, di passione e di desiderio di giustizia.
Un’opera che unisce storia, introspezione e poesia, capace di restituire vita e voce a un mito che continua a infiammare l’immaginario collettivo. Per chi ama i romanzi storici che fanno pensare, Il fuoco di Jeanne è una lettura imprescindibile: un viaggio tra le fiamme della fede e quelle della verità, nel cuore di una donna che non smette mai di bruciare
