Recensione: Giovanna la pazza di Edgarda Ferri

Giovanna la Pazza di Edgarda Ferri è una biografia intensa e toccante che ricostruisce la tragica vicenda di una delle figure femminili più misteriose e ingiustamente dimenticate della storia europea: Giovanna di Castiglia, passata alla storia con l’epiteto infamante di “la Pazza”. Una donna che amò profondamente, che fu madre, regina e prigioniera, ma soprattutto vittima di un sistema di potere dominato dagli uomini, incapace di tollerare la sua sensibilità, la sua indipendenza e la sua forza interiore.

La figlia dei Re Cattolici e l’ombra della leggenda

Giovanna nacque in una delle famiglie più potenti d’Europa: era figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, i celebri “Re cattolici” che unificarono la Spagna e finanziarono i viaggi di Cristoforo Colombo. La sua vita, segnata sin dall’inizio dal peso della dinastia, sembrava destinata a un grande futuro. Ma la storia, come racconta Edgarda Ferri, non fu benevola con lei. Giovanna venne ricordata con l’epiteto “la pazza”, un marchio che oscurò per secoli la verità di una donna ingannata e tradita da coloro che più amava.

recensione giovanna la pazza

Il romanzo di Ferri ci accompagna nelle tappe fondamentali della sua esistenza, rivelando l’intricata rete di potere che circondava la monarchia spagnola all’alba dell’età moderna. Il matrimonio con Filippo d’Asburgo, detto “il Bello”, sembrava suggellare un’alleanza politica perfetta tra Spagna e Fiandre. Ma dietro la facciata dorata della corte, Giovanna scoprì presto l’amarezza dell’abbandono: Filippo la tradì, la umiliò e, dopo la sua morte prematura, la lasciò sola al centro di un intrigo che la avrebbe distrutta per sempre.

Una regina prigioniera del potere

Rimasta vedova giovanissima, Giovanna avrebbe dovuto regnare come regina di Castiglia e Aragona. Ma il potere maschile che dominava la politica del tempo non poteva tollerare una donna al trono. Il padre Ferdinando la considerava un ostacolo alle proprie mire espansionistiche e trovò conveniente dichiararla instabile. In seguito anche il figlio, Carlo V — futuro imperatore del Sacro Romano Impero —, preferì tenerla lontana dal potere. Così Giovanna trascorse gran parte della sua vita rinchiusa nella fortezza di Tordesillas, prigioniera della sua stessa famiglia.

Edgarda Ferri restituisce con grande sensibilità il dolore e la solitudine di questa donna abbandonata. La sua presunta follia appare, nella narrazione, come il riflesso della disperazione di chi viene tradito da tutti: dal marito, dal padre, dai figli. Una follia comoda per giustificare una reclusione ingiusta, utile per mantenere il controllo politico su un regno e sulle sue alleanze.

Le lettere dimenticate e il silenzio dei potenti

Nel libro, uno degli aspetti più toccanti è il racconto delle lettere inviate da Giovanna alla sorella Caterina d’Aragona, la prima moglie del re inglese Enrico VIII. In quelle lettere, Giovanna implorava aiuto, raccontando la crudeltà della sua prigionia e il desiderio di libertà. Ma anche Caterina, nonostante la compassione, rimase sorda alle sue suppliche. Nessuno, tra i potenti d’Europa, mosse un dito per liberarla.

Così, mentre i giochi di potere continuavano tra monarchie e imperi, Giovanna rimase confinata in un silenzio che durò decenni. La sua voce fu soffocata, le sue emozioni fraintese, la sua umanità cancellata. Ferri riesce a dare corpo a questa voce dimenticata, tratteggiando una figura che non è folle, ma profondamente lucida nella sua sofferenza. Una donna che amava, che pensava, che ricordava e che pagò un prezzo altissimo per la propria sensibilità.

Una donna scomoda per il suo tempo

Giovanna di Castiglia rappresentava un pericolo non per la sua presunta instabilità, ma per la sua legittimità. Era l’erede legittima al trono, e la sua sola esistenza minacciava gli equilibri politici che suo padre e suo figlio volevano consolidare. Per questo fu rinchiusa, privata di ogni libertà, e lentamente cancellata dalla storia ufficiale.

Edgarda Ferri mette in luce la condizione di una donna che non accettò mai di sottomettersi. La sua “pazzia” diventa, nella lettura moderna, un atto di resistenza: l’ultima difesa di un’anima che rifiutava di piegarsi alle regole del potere maschile. In questo senso, Giovanna la Pazza è anche una riflessione sulla condizione femminile in un’epoca in cui le donne potevano essere regine solo a patto di non governare davvero.

Il ritratto di un’epoca e il talento narrativo di Edgarda Ferri

Ambientato nel pieno Rinascimento europeo, il libro di Edgarda Ferri ci immerge nel mondo dei grandi stati nazionali nascosti dietro alle corti reali, tra intrighi, matrimoni politici e lotte di potere. La scrittrice non si limita a raccontare gli eventi storici, ma li trasforma in un affresco vivido, dove la dimensione umana e psicologica dei personaggi risalta su tutto.

Ferri, già autrice di altre biografie dedicate a grandi donne della storia come Maria Teresa, dimostra anche qui la sua capacità di conciliare rigore storico e profondità emotiva. La narrazione è fluida, precisa, ma anche empatica: la scrittrice non giudica, osserva, ascolta e restituisce voce a chi è stato costretto al silenzio.

In ogni pagina si percepisce la cura con cui l’autrice ha ricostruito documenti, testimonianze e lettere, riuscendo a ridare umanità a una figura che la storiografia ufficiale aveva confinato nella follia. Giovanna non è più “la pazza”, ma una donna coraggiosa, vittima di un sistema patriarcale che temeva la sua intelligenza e la sua autonomia.

Una biografia che diventa testimonianza

Giovanna la Pazza non è solo una biografia storica, ma un romanzo dell’anima. È la storia di una donna che, pur privata di tutto, conserva fino all’ultimo la propria dignità. Edgarda Ferri riesce a renderla viva, vicina, universale. La vicenda di Giovanna diventa un simbolo eterno di tutte le donne ridotte al silenzio, ma ancora capaci di resistere con la sola forza della mente e del cuore.

Il libro ci ricorda quanto spesso la storia sia stata scritta dai vincitori — e quanto sia importante, invece, ascoltare le voci dei dimenticati. Attraverso la scrittura limpida e appassionata di Ferri, Giovanna di Castiglia esce finalmente dal mito per tornare ad essere ciò che era: una regina, una madre, una donna ferita ma mai arresa.

Conclusione

Giovanna la Pazza di Edgarda Ferri è un’opera di grande valore storico e letterario, che restituisce dignità a una figura troppo a lungo travisata. È un libro che parla di amore, potere, solitudine e libertà, ma soprattutto di ingiustizia e di resistenza. Un ritratto commovente di una donna che, per secoli, è stata definita “pazza” solo perché troppo viva, troppo vera, troppo scomoda per il suo tempo.

Consigliato a chi ama le biografie storiche, a chi vuole conoscere le grandi donne dimenticate dalla storia, e a chi crede che la follia, a volte, non sia altro che un altro nome per il coraggio.

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