Se ami i thriller dal sapore religioso, dove misteri, simboli e segreti si intrecciano tra le mura di antichi monasteri, I numeri di Satana di Reyes Calderón potrebbe attirare la tua attenzione. Tuttavia, non aspettarti un ritmo incalzante o un colpo di scena dopo l’altro: qui ci troviamo di fronte a un romanzo più riflessivo che adrenalinico, un giallo classico che si prende il suo tempo per svelare la verità.
Un monastero, un rapimento e un mistero che parte da Navarra
Tutto inizia nel suggestivo monastero benedettino di Leyra, in Navarra, uno dei più antichi e importanti della Spagna. È proprio qui che si consuma un evento inquietante: l’abate Pello Urrutia scompare nel nulla, e con lui spariscono anche le ostie consacrate custodite nel tabernacolo.
Poco dopo, una delle ostie rubate viene recapitata direttamente all’arcivescovo Blas de Canarte, accompagnata da un messaggio scritto in aramaico: in cambio della vita dell’abate, i rapitori chiedono un prezioso reliquiario contenente un frammento della Croce di Cristo, il leggendario Lignum Crucis. Come prova della serietà della richiesta, nella busta è presente anche un dito mozzato, probabilmente appartenente allo stesso abate.

Un inizio forte, dal tono sacrilego e inquietante, che lascia subito intendere che dietro al mistero si nasconde qualcosa di più profondo di un semplice furto o di un rapimento a scopo di estorsione.
La morte dell’arcivescovo e l’indagine di Juan Iturri
L’arcivescovo, invece di rivolgersi alle autorità, decide di agire in silenzio. Come spesso accade nelle storie in cui la Chiesa è protagonista, “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Ma il tentativo di risolvere la questione discretamente si trasforma in tragedia: l’arcivescovo viene ucciso, e accanto a lui viene ritrovato anche il corpo senza vita dell’abate.
A questo punto entra in scena Juan Iturri, ispettore incaricato di indagare sul caso. La sua missione è far luce su una vicenda che intreccia fede, potere e segreti ben custoditi, in un ambiente dove nulla è mai come sembra. Tuttavia, la parte iniziale del romanzo procede lentamente, con un ritmo definito da molti lettori “sonnacchioso”. L’autrice costruisce con pazienza il contesto e i personaggi, ma chi cerca un thriller dal passo serrato potrebbe faticare a entrare subito nella storia.
L’arrivo della giudice Lola MacHor: cambio di prospettiva
Dopo la prima parte, I numeri di Satana cambia completamente tono e punto di vista. La narrazione passa dalla terza persona alla prima persona, e a prendere la parola è Lola MacHor, una giudice dal carattere deciso e dal piglio investigativo, che viene chiamata ad affiancare Iturri nelle indagini.
Lola non è solo una figura di legge, ma anche un personaggio complesso, segnato da un rapporto personale con l’ispettore, che prova per lei un sentimento mai ricambiato. Questo elemento aggiunge una sfumatura più intima e umana al romanzo, pur non trasformandolo mai in una storia romantica.
Insieme, i due protagonisti scavano nella vita dei religiosi coinvolti, affrontando reticenze, silenzi e segreti inconfessabili. Al centro delle indagini, un indizio misterioso: un numero primo, menzionato più volte e legato in qualche modo alla verità sull’assassino.
Un giallo classico dal ritmo lento e dall’atmosfera sacrale
Reyes Calderón costruisce un intreccio che si muove con calma, mescolando elementi polizieschi, religiosi e simbolici. Tuttavia, il romanzo non riesce sempre a mantenere alta la tensione. Le descrizioni degli ambienti, chiese, chiostri, archivi ecclesiastici, sono dettagliate ma spesso troppo prolisse, tanto da appesantire la lettura.
Anche la scelta di rendere protagonista una giudice che partecipa attivamente alle indagini sul campo risulta poco credibile, sebbene serva a creare dinamiche narrative più movimentate. In questo senso, I numeri di Satana è un giallo che si prende alcune libertà con la realtà per dare spazio alla costruzione dei personaggi.
Per quanto riguarda il titolo, può trarre in inganno: ci si aspetta forse un thriller esoterico, con numerologia, riferimenti al diavolo o al mistero dei numeri, ma in realtà il numero primo menzionato nella storia ha un significato simbolico e logico, non mistico. Il vero cuore del romanzo resta l’indagine e il modo in cui i protagonisti cercano di interpretare le connessioni nascoste tra i delitti.
Punti di forza e debolezze del romanzo
Il principale punto di forza del libro è l’atmosfera: Reyes Calderón sa evocare con precisione il fascino austero dei monasteri spagnoli, i corridoi silenziosi, le ombre dei chiostri e la sensazione di trovarsi in un luogo sospeso tra sacro e profano. Anche i personaggi principali, Iturri e Lola, risultano ben delineati e coerenti, capaci di trasmettere la complessità del rapporto tra ragione, fede e giustizia.
D’altra parte, il ritmo narrativo rappresenta una debolezza evidente. Le oltre 500 pagine avrebbero potuto essere ridotte senza perdere nulla della sostanza, e alcuni passaggi risultano poco necessari ai fini dell’indagine. Chi cerca un thriller d’azione o dal taglio esoterico rischia di restare deluso: I numeri di Satana è piuttosto un romanzo investigativo classico, più vicino a un giallo d’atmosfera che a un thriller moderno.
Conclusioni: un giallo per chi ama i misteri della Chiesa
In definitiva, I numeri di Satana è un romanzo che colpisce più per l’ambientazione e l’idea di fondo che per l’esecuzione. È un libro che può piacere agli amanti delle indagini a sfondo religioso, dove la tensione è psicologica e i delitti servono da pretesto per esplorare temi morali e simbolici.
Pur con i suoi difetti, Reyes Calderón costruisce una storia coerente e ben documentata, che mette in luce il lato più oscuro e umano della fede. Se ami i romanzi ambientati in monasteri, dove tra le mura di pietra si nascondono peccati e segreti millenari, allora questo libro merita comunque una possibilità.
