Tra le opere più intense e toccanti di Mario Rigoni Stern, scrittore simbolo della letteratura italiana del Novecento, Le stagioni di Giacomo rappresenta una delle sue narrazioni più umane, malinconiche e profonde. Pubblicato dopo i grandi successi come Il sergente nella neve e Storia di Tönle, questo romanzo racchiude tutta la delicatezza, la saggezza e la poesia che hanno reso inconfondibile la voce dell’autore dell’Altipiano di Asiago.
Rigoni Stern ci regala la storia di Giacomo, un ragazzo semplice e autentico, compagno di scuola e di vita del giovane Mario, che insieme a lui cresce tra i monti, i boschi e le stagioni dell’infanzia, fino all’arrivo inesorabile della guerra. Attraverso i ricordi, l’autore ricompone un mosaico di emozioni, vite spezzate e valori perduti, narrando con sguardo limpido e commosso il destino di una generazione segnata dal dolore e dalla povertà, ma anche dal rispetto per la natura e dall’amicizia più pura.
Un’infanzia sull’Altipiano di Asiago
Le stagioni di Giacomo si apre con il ricordo dei tempi dell’infanzia, vissuti tra le montagne dei Sette Comuni, sull’Altipiano di Asiago. È un mondo semplice, dove i bambini imparano presto il significato della fatica e del sacrificio, ma anche la meraviglia del vivere a contatto con la natura.
Mario e Giacomo sono compagni di banco alle elementari e amici inseparabili: condividono i giochi, le scoperte, le prime avventure tra i boschi e i campi. È un’infanzia povera ma piena di dignità, raccontata con uno stile sobrio e sincero, in cui traspare tutto l’amore di Rigoni Stern per la sua terra e per le persone che l’hanno abitata.

Dopo la fine della Prima guerra mondiale, l’Altipiano porta ancora addosso le ferite del conflitto. Ovunque ci sono rovine, mine inesplose, resti di trincee e di armi, e le famiglie cercano di sopravvivere come possono, ricostruendo case e stalle distrutte. È un’epoca dura, in cui la fame e la miseria costringono molti ad arrangiarsi, diventando “recuperanti”, ovvero uomini e bambini che setacciano i boschi e le montagne alla ricerca di residui bellici da rivendere ai grossisti di metalli.
Tra questi c’è anche Giacomo, che fin da bambino impara questo mestiere pericoloso accanto al padre. Tra bombe, bossoli e rottami, cresce in fretta, imparando a riconoscere i segni della morte ma anche a dialogare con la montagna, con i suoi silenzi, con gli animali e con i resti dei soldati scomparsi.
L’amicizia e le stagioni della vita
Rigoni Stern racconta la storia di Giacomo come una metafora del tempo che passa, divisa in stagioni: la primavera dell’infanzia, l’estate dell’adolescenza, l’autunno della maturità e l’inverno del destino. Ogni stagione è un frammento di vita, un passaggio di crescita, ma anche un lento avvicinarsi alla consapevolezza della fragilità umana.
Giacomo è il simbolo di un mondo che resiste, fatto di onestà, coraggio e semplicità. Pur nella povertà, vive in armonia con la natura, conosce i ritmi della terra e il linguaggio segreto delle piante e degli animali. Accanto a lui, Mario osserva, partecipa e cresce, portando dentro di sé quegli insegnamenti che un giorno diventeranno il cuore della sua narrativa.
Nel racconto non ci sono eroi, ma uomini comuni: contadini, boscaioli, madri e padri segnati dalla guerra, bambini costretti a diventare adulti troppo presto. Il paesaggio dell’Altipiano diventa un personaggio vivo, quasi sacro: silenzioso testimone delle vite che lo abitano, ma anche delle tragedie che lo hanno attraversato.
La guerra e la perdita
La seconda parte del romanzo è segnata dall’arrivo della Seconda guerra mondiale, che spezza definitivamente l’equilibrio di quelle vite semplici.
Mario Rigoni Stern, come racconterà poi ne Il sergente nella neve, viene mandato a combattere sul fronte russo. Lontano da casa, nel gelo e nella disperazione, un giorno legge su una parete di un’isba una scritta lasciata da qualcuno del suo paese: è un saluto firmato da Giacomo.
È un momento di struggente intensità: attraverso quella traccia, Mario comprende che anche l’amico d’infanzia è stato trascinato nella guerra, in quella follia collettiva che divora i giovani e li disperde per sempre.
Ma Giacomo non tornerà più sull’Altipiano. La sua ultima stagione si chiude lontano da casa, in una terra straniera, vittima di un destino comune a tanti ragazzi della sua generazione, “quelli che – come scrive Rigoni Stern – non sono riusciti a rivar a baita”, cioè a fare ritorno.
Un romanzo di memoria e di umanità
Le stagioni di Giacomo non è solo il racconto di una vita, ma un omaggio universale a tutti i giovani che la guerra ha strappato alla propria terra, ai propri affetti e alla propria infanzia. Con la sua prosa limpida, quasi poetica, Mario Rigoni Stern trasforma la memoria personale in una riflessione collettiva sul senso della storia, sulla perdita e sulla dignità umana.
La guerra, in questo romanzo, non è raccontata attraverso le battaglie o la retorica patriottica, ma attraverso le sue conseguenze quotidiane: la fame, la paura, la mancanza, il vuoto lasciato da chi non è più tornato.
Rigoni Stern non giudica, non accusa, ma osserva e ricorda, lasciando che siano le emozioni semplici e sincere a parlare.
Ogni pagina è intrisa di umanità e rispetto: per la natura, per la memoria, per gli uomini e per la terra. E proprio per questo il libro commuove profondamente, perché ci restituisce il volto autentico di una generazione che ha conosciuto il dolore, ma non ha mai smesso di credere nella vita.
Lo stile e la voce di Mario Rigoni Stern
Chi ha letto altri libri di Rigoni Stern riconoscerà immediatamente il suo stile: essenziale, limpido, privo di artifici, ma capace di emozionare nel profondo. La sua scrittura è una forma di verità, fatta di parole misurate, di silenzi e di immagini vivide.
Ogni dettaglio ha un significato, ogni descrizione della montagna o della natura riflette un sentimento, una memoria, un frammento di vita vissuta.
In Le stagioni di Giacomo l’autore non inventa, ma testimonia: racconta ciò che ha visto, ciò che ha vissuto, ciò che ha perduto. È proprio questa autenticità a rendere il romanzo così potente e universale.
Conclusione: un libro da leggere e custodire
Le stagioni di Giacomo è uno dei libri più commoventi e autentici di Mario Rigoni Stern. Un racconto di formazione, di amicizia e di memoria, che attraversa le stagioni della vita e della storia, dalla povertà del dopoguerra all’orrore della guerra mondiale.
Attraverso la figura di Giacomo, l’autore ci parla del valore del lavoro, della solidarietà e della capacità di resistere anche nei momenti più bui.
È un romanzo che commuove e fa riflettere, un inno alla vita semplice e vera, e un monito contro l’assurdità della guerra.
Un libro da leggere lentamente, come si ascolta un vecchio amico che racconta. Un’opera che conserva intatto il profumo dei boschi, la voce del vento e il dolore di chi non è tornato.
