Recensione: L’ombra del bastone di Mauro Corona

L’ombra del bastone di Mauro Corona, edito da Mondadori, è uno di quei romanzi che non si dimenticano facilmente. Ambientato tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e il 1920, nel piccolo paese di Erto, lo stesso dove l’autore è cresciuto, racconta una storia di povertà, passione, superstizione e colpa.
Corona sceglie di costruire il racconto attorno a un espediente narrativo affascinante: il ritrovamento di un vecchio quaderno nero, appartenuto a Severino Corona, detto Zino, un uomo che decide di confessare in prima persona le colpe e i tormenti della propria esistenza.

Il ritrovamento del “Quaderno Nero”

Tutto inizia quando Mauro Corona racconta di aver trovato questo misterioso quaderno, usato un tempo per tenere i conti del latte da cagliare. In calce si legge: “Severino Corona detto Zino – 1920”. Tra le sue pagine, scritte con calligrafia incerta e a tratti illeggibile, si nasconde la confessione di un uomo segnato dal destino, dalle passioni e da una maledizione che sembra provenire dalle montagne stesse.

l'ombra del bastone recensione

Attraverso la voce di Zino, il lettore entra in un mondo arcaico e crudele, dove la natura domina gli uomini e la povertà ne plasma le azioni, dove superstizione e desiderio convivono in un equilibrio fragile.

La storia di Severino “Zino” Corona: una vita segnata dal dolore

Orfano e solo tra i monti

Zino nasce e cresce a Erto, un piccolo paese incastonato tra le montagne. Rimasto orfano di padre da ragazzo, perde presto anche la madre. Da quel momento, il suo unico punto di riferimento diventa il fratello Sebastiano, detto Bastianin, che impara l’arte del ferro da un mastro del paese.
Zino invece si dedica all’allevamento di capre e pecore, cercando di sopravvivere in un contesto aspro e povero. Le giornate sono scandite dalla fatica, dal freddo e dalla solitudine. La loro è un’esistenza dura, fatta di rinunce, sacrifici e piccoli dolori quotidiani.

Amicizia, amore e tradimento

La vita di Zino cambia radicalmente quando conosce Raggio Martinelli, un uomo del paese con cui stringe una sincera amicizia. Insieme avviano una latteria, che sembra dare finalmente una svolta alla sua vita.
Ma la felicità dura poco: Zino si innamora della moglie di Raggio, una donna affascinante e manipolatrice, che presto lo trascina in un vortice di colpa e passione. È lei a ideare un piano per uccidere il marito, ma Zino, pur desiderandola, non riesce a sopportare l’idea di un omicidio.

Per impedirle di portare a termine il suo intento, fa bere all’amico un infuso di belladonna, veleno che non uccide ma fa impazzire chi lo ingerisce. Da quel momento Raggio non sarà più lo stesso: il suo corpo sopravvive, ma la mente è spezzata.

La discesa verso la follia e la fuga

La colpa inizia a divorare Zino. Il paese mormora, le coincidenze si accumulano, la follia sembra aleggiare ovunque. Quando Raggio, dopo aver scoperto la verità, tenta di ucciderlo, Zino riesce a salvarsi, ma è costretto a fuggire da Erto.
Diventa un emigrante, sopravvivendo vendendo oggetti di legno scolpiti dagli abitanti del paese. Ma il passato non lo abbandona: lo perseguita come un’ombra, sotto forma del bastone con cui Raggio voleva ucciderlo. E con esso torna anche la maledizione della strega Melissa, una donna misteriosa la cui presenza aleggia su tutta la valle, simbolo della superstizione e del destino ineluttabile.

Temi e simbolismi ne “L’ombra del bastone”

La colpa come destino inevitabile

Il romanzo di Mauro Corona è una riflessione profonda sulla colpa, sull’impossibilità di sfuggire alle proprie azioni. Zino non è un uomo malvagio, ma un essere umano travolto dalle circostanze, incapace di resistere al richiamo della passione e del desiderio.
La colpa lo consuma dall’interno e diventa la sua condanna più grande, più del giudizio degli altri o della giustizia umana.

La stregoneria e la maledizione di Melissa

Altro elemento centrale è la maledizione della strega Melissa, figura che incarna le credenze popolari e la superstizione di un tempo. La magia e il mistero non sono solo strumenti narrativi, ma rappresentano la parte oscura dell’animo umano, ciò che non si riesce a controllare.

Melissa è la proiezione del male, ma anche della giustizia primordiale: quella che punisce i peccati nascosti, anche dopo decenni.

La natura e la montagna come personaggi vivi

Come in molte opere di Mauro Corona, anche in L’ombra del bastone la montagna non è un semplice sfondo, ma un personaggio vivo e presente.

Le rocce, la neve, il vento e gli animali diventano specchi dell’anima dei protagonisti. La natura non consola, ma osserva e giudica silenziosamente, restituendo agli uomini la durezza che le infliggono.
La povertà atavica, la fatica quotidiana e l’isolamento dei monti creano un’atmosfera densa, dove ogni scelta sembra inevitabile e ogni peccato ha un prezzo.

Lo stile narrativo di Mauro Corona

Corona mantiene nel romanzo uno stile diretto e viscerale, fedele al linguaggio di montagna, ma allo stesso tempo poetico e intenso.

Le sue parole alternano durezza e tenerezza, ferocia e pietà, raccontando la vita così com’è: ruvida, dolorosa, autentica.
Il lessico richiama la tradizione orale, quella dei racconti tramandati davanti al fuoco, dove realtà e leggenda si mescolano fino a diventare indistinguibili.

Attraverso la voce di Zino, Corona indaga l’animo umano con grande sensibilità. La narrazione in prima persona permette al lettore di entrare nella mente del protagonista, di vivere la sua vergogna, il suo amore e la sua follia.
Non ci sono eroi né colpevoli assoluti: solo persone intrappolate tra la necessità di sopravvivere e il peso dei propri desideri.

Un romanzo potente e drammatico: perché leggere L’ombra del bastone

L’ombra del bastone è un romanzo che scava nelle viscere dell’uomo, un racconto di colpa, destino e superstizione, ambientato in un mondo dove la morale si confonde con la necessità.
È una storia che mostra quanto sia facile oltrepassare il confine tra bene e male, tra amore e distruzione, tra perdono e vendetta.

Corona costruisce una tragedia montana che ricorda i grandi romanzi naturalisti, ma impregnata della sua voce inconfondibile, capace di dare dignità anche alla miseria.

Conclusione

Tra i romanzi più intensi di Mauro Corona, L’ombra del bastone è una lettura che lascia il segno. È il racconto di un uomo semplice travolto dalla passione, della sua lenta discesa verso l’abisso, e del giudizio implacabile della natura e del destino.
Un libro che parla di umanità e peccato, ma anche di pietà e memoria, scritto con quella forza narrativa che solo Corona sa imprimere alle sue storie.

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