Recensione: Shantaram di Gregory David Roberts

Shantaram, pubblicato nel 2003, è un romanzo che trascina il lettore in un viaggio epico, violento e poetico attraverso le strade di Bombay. Non si tratta di un’autobiografia pura, anche se il protagonista, Lin, è chiaramente l’alter ego dell’autore Gregory David Roberts, un uomo che dalla condanna a 19 anni di carcere in Australia passerà a diventare un fuggitivo immerso nei quartieri più poveri dell’India.

Una fuga dal carcere e l’inizio di una vita nuova

La storia comincia nel 1980, quando Roberts, giovane studioso di filosofia e attivista politico, viene condannato per rapina a mano armata e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Pentridge, in Australia. Dopo la separazione dalla moglie e la perdita della figlia, la sua vita prende una piega tragica: dalla riflessione e dal sapere filosofico, Roberts scivola nel mondo della droga, del crimine e della ribellione.

shantaram recensione

La fuga dal carcere segna l’inizio di una nuova vita. Con un passaporto falso e il nome di Mr. Lindsay, Roberts arriva a Bombay, città che diventerà teatro delle sue avventure per i dieci anni successivi. Lin, come viene chiamato in India, si trova immerso negli slum della città: rifugi di fortuna costruiti con stracci, fango e plastica, popolati da uomini e donne che lottano ogni giorno per sopravvivere.

L’incontro con Prabaker e la vita negli slum

Lin trova una guida in Prabaker, un piccolo e rotondo autista di taxi che lo introduce alla vita nei quartieri poveri. Qui, il protagonista non è un turista: vive come gli abitanti del posto, impara l’hindi e il dialetto del Maharashtra, e si fa apprezzare aprendo un piccolo ambulatorio medico nella sua comunità.

Roberts descrive con dovizia di particolari le malattie comuni, dal colera alla lebbra, i topi enormi che abitano le baracche e la resilienza quotidiana degli abitanti. La scrittura coinvolgente di Roberts permette al lettore di sentire gli odori, i suoni e la polvere degli slum: una vera immersione nei dettagli più crudi e realistici della città.

Il mondo della criminalità e il soprannome di Shantaram

Non passa molto tempo prima che Lin attiri l’attenzione di una cosca mafiosa locale. La sua abilità nell’imparare rapidamente e nel combattere lo porta a essere arruolato nella banda, segnando l’inizio di una vita piena di successi, pericoli e avventure. È in questo contesto che incontra anche la donna che ispira i momenti più romantici del libro, una misteriosa bellezza svizzera.

Il soprannome Shantaram, “uomo di pace di Dio”, gli viene attribuito proprio per il suo carattere pacifico e riflessivo, che sembra in contrasto con la violenza che lo circonda. Questa contraddizione diventa uno dei temi centrali del romanzo: come può un uomo cercare pace e redenzione immerso nella criminalità e nella miseria?

Arresti, torture e sopravvivenza

La storia di Lin non è solo avventura, ma anche sofferenza. Dopo un periodo di relativa stabilità, viene arrestato e imprigionato nel carcere di Arthur Road, dove subisce torture e privazioni che ne cambiano profondamente corpo e spirito. Qui Roberts mostra la resilienza del protagonista: la capacità di sopportare dolore, ingiustizia e disperazione senza perdere del tutto la propria umanità.

Questa parte del libro è fondamentale per comprendere il messaggio più profondo di Shantaram: la libertà e la pace interiore non derivano dall’assenza di sofferenza, ma dalla capacità di affrontarla e di trasformarla in esperienza di vita.

Uno sguardo realistico sull’India

Oltre alla trama avvincente, uno dei punti forti di Shantaram è la descrizione dettagliata di Bombay e dell’India. Roberts non si limita a raccontare luoghi turistici o scenari pittoreschi: mostra la città dal punto di vista di chi ci vive, partecipando alla quotidianità degli abitanti, alle loro lotte e alle loro feste.

I mercati, le baraccopoli, i templi e le spiagge prendono vita grazie alla prosa evocativa dell’autore, che non si risparmia nel narrare odori, suoni e sapori. È un’immersione totale in un mondo lontano dagli stereotipi occidentali, ma reso incredibilmente reale attraverso gli occhi di Lin.

Avventura, filosofia e introspezione

Shantaram non è solo un romanzo d’avventura: è anche un’opera profonda e riflessiva. Il lettore viene invitato a interrogarsi sulla natura del bene e del male, sulla libertà individuale e sul prezzo della redenzione. La storia di Lin pone domande universali: quanto può soffrire un uomo? Quanto può rischiare senza avere nulla da perdere? E come ci si reinventa dopo aver toccato il fondo?

La filosofia e la spiritualità permeano le pagine, intrecciandosi con la violenza, l’amore e la criminalità. Questa combinazione di azione e introspezione rende il romanzo unico nel panorama contemporaneo.

Conclusioni: un viaggio indimenticabile

Con le sue oltre 1.100 pagine, Shantaram è un libro impegnativo ma incredibilmente gratificante. Gregory David Roberts ha trasformato la propria vita tormentata in una storia avvincente, che mescola crimine, amore, filosofia e sopravvivenza. Non è un libro di memorie, ma una epopea moderna, dove realtà e narrativa si fondono in un’esperienza immersiva.

Ogni lettore che ama le storie di riscatto, avventura e scoperta culturale troverà in Shantaram un compagno di viaggio indimenticabile. E con la possibilità di una trasposizione cinematografica con Johnny Depp, le avventure di Lin potrebbero presto prendere vita sul grande schermo, portando la magia e il caos di Bombay a un pubblico ancora più vasto

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